Le Terre Di Vorvel

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Dolem Waller
view post Posted on 3/1/2009, 15:24




Le Terre Di Vorvel

[7.10.2008]



Le terre di Vorvel sono state per lungo tempo vittime di scontri tra razze per questioni di superiorità, territoriali o semplicemente economiche. La situazione non è delle migliori: dopo le ultime guerre si sono affermate due razze sovrane: gli umani e i demoni che si contendono di fatto la maggior parte del territorio. Tutte le altre razze si sono schierate da una o dall’altra parte seguendo due semplici motivazioni: chi si è unito per interessi personali e chi invece è stato costretto con la forza.
Son poche le fazioni che si ostinano a non voler entrare nel conflitto reputandolo inutile e troppo pericoloso, e spesso soccombono sotto il potere di una delle due potenze.
Una di queste resistenze sono gli elfi che dimorano nella foresta dell’ombra: nessuno fino ad ora era mai stato interessato a loro ma qualcosa sta cambiando…
Il mondo che Vorvel aveva creato all’inizio del tempo oramai è al collasso…

Le terre di Vorvel sono un universo fantasy che tende all’idiozia, un mondo dove esistono mezzorchi intelligenti, elfe sempliciotte e cattivi in bilico tra l’idiozia e la perfidia più profonda.
In questo mondo tre e forse più eroi partiranno in un viaggio per la salvezza del creato, ma subito compaiono vari interrogativi:

-Cosa si è fumato il narratore prima di partire con questa storia?
-Se è così stupido, che senso ha un inizio tanto pomposo?
-Chi glielo ha chiesto agli eroi di partire per questa improbabile impresa?
-Il creato vuole essere salvato?

Leggete e lo scoprirete!




1: L’Evasione

“E adesso come cazzo si esce di qui?” disse Jago guardando la porta in legno: “Siamo bloccati qui e non abbiamo il minimo piano di evasione”
Gruum restava in silenzio: ai Mezzorchi non piace parlare tanto, e se parlano si capisce ben poco.
Alila rispose pensosa: “Già: ma Gruum ha grugnito qualcosa riguardo un’idea un paio di giorni fa, e da allora non ha più parlato…”
“Certo: è risaputo che i Mezzorchi sono dei geniacci: ovvio!” sbottò Jago: “Bhe: perlomeno ditemi cosa avete fatto voi per finire qui…”
Alila: “Gruum ha attaccato rissa in un bar con dei soldati mentre io l’ho curato quando l’ho visto malconcio…”
Jago: “Bello: e ti hanno portata qui per questo?”
Alila: “Sì: le guardie in sto posto sono abbastanza capricciose… tu non sei di questa città, vero?”
Jago: “No, vengo dalla città di Inculoailupi”
Alila: “Scusa? Penso di non aver capito bene…”
Jago: “Sono un combattente nomade, non vengo da nessun posto… era una battuta -.-’ ”
Alila: “Hai un senso dell’umorismo strano lo sai?”
Jago: “Si, lo so già grazie”
Alila: “Piuttosto: tu invece perchè sei qui?”
Jago: “Ho tagliato per il lungo il cane del duca che stava per attaccare una bimba”
Alila: “Apperò: ne hai di coraggio per sfidare il duca”
Jago: “Non è questione di coraggio: non mi va di vedere una bimba morta per nulla”

Alila guardò bene il ragazzo: sembrava abbastanza giovane, ma nel suo sguardo si poteva leggere una certa serietà. Aveva gli occhi azzurri, una folta chioma di capelli lisci e neri sulla testa e un fisico equilibrato: il tipico spadaccino per dirla velocemente. Era alto sul metro e 80 circa e sul petto erano presenti numerose cicatrici.
“Come te le sei fatte quelle?” Chiese Alila
Jago: “Secondo te? Ti ho già detto che sono un combattente, ogni tanto anche gli altri mi colpiscono sai?”
Alila: “Odio che mi si risponda con una domanda.”
Jago: “Odio che mi si facciano domande ovvie”
Si girarono insieme per non guardarsi. Gruum guardava divertito la scena.
“Bhe? Che hai da sogghignare tu?” chiese scazzato Jago
“Nulla nulla: sono pronto”
“Pronto per cosa?” chiesere all’unisono e due, ma non ebbero risposta.
Gruum si alzò e si diresse verso la porta. Si fermo a pochi centimetri da essa e cominciò a fissarla.
“Cosa vuoi fare? Intimidirla?” lo apostrofò Jago
Gruum: “…”
Jago: “No, questo è completamente suonato…”
Alila: “Secondo me ha in mente qualcosa”
Jago: “Voi elfi siete troppo ottimisti -.-’ ” (E si: Alila è una bell’elfa alta circa 1 e 60 dai capelli biondi corti e gli occhi verdi, snella e agile alla vista))
Subito dopo questa affermazione di Jago verso Alila, Gruum sparò un ruttazzo devastante che divelse la porta, ribaltò le due guardie della cella e fece decollare per lo spavento Alila.
Jago scoppiò a ridere “MA FAI SCHIFO!!!”
Gruum per tutta risposta sparò un altro rutto di assestamento: “Bene: la porta ora non c’è più: possiamo prendere le armi delle guardie e filarcela”
“Eh no: io voglio la mia spada” disse Jago
Gruum: “Ah si? Ok: andiamo a riprenderla”
Alila si riprese dallo spavento e guardò le due sagome che si allontanavano nel corridoio. Si alzò e si affrettò a seguirle.




2: Un Arma Per Ognuno

“Hey! Voi non dovreste essere q…” SBRANG! “UUUAAAAAAA!!!!”
Una guardia decollò contro un muro. Jago guardò il mezzorco che stava scuotendo la mano destra dopo il cazzone sparato al soldato:
Jago: “Apperò: complimentoni”
Gruum: “Tse… l’ho preso male… l’ho sentita anchio”
Jago: “Quello penso sia dovuto al fatto che tu abbia tirato un pugno a un uomo con l’elmo -.-”
Alila li raggiunse. Il corridoio era in pietra, con il pavimento composto da lastre lisce di marmo e illuminato da delle finestrelle laterali. C’erano anche delle torce alle pareti per la notte.
“Andiamo avanti, cerchiamo questo deposito…” disse Jago
Non ci misero molto: dopo una mezzoretta di cammino tra i vari corridoi e un altro paio di guardie stese a schiaffoni trovarono il deposito.
“Lo apro io” disse Gruum mentre con le manone prendeva il grosso lucchetto che teneva chiusa la porta, frantumandola.
Entrarono e si trovarono davanti a una miriade di armi, armature e oggetti vari.
Alila si lanciò verso il fondo della stanza dove c’erano appese balestre, archi e fionde.
“Il mio arco!” disse prendendo un arco lungo di legno ben lavorato: “Pensavo lo avessero distrutto!”
Aveva intagliato delle ali che partivano dall’impugnatura e finivano alle estremità del’arco, dove era tesa una corda che sembrava quasi luminescente.
“Bell’aggeggino: ma qui non vedo la mia spada… e si che non è difficile da vedere” disse Jago cercando con lo sguardo verso una parete alla quale erano appoggiati degli spadoni.
“Io ho trovato le mie armi intanto” Esordì Gruum
“Armi? Tu hai delle armi?” Rispose Jago sghignazzando: “Cosa te ne fai?”
“Me ne faccio: son queste” e così dicendo il mezzorco tirò fuori un paio di guanti ferrati con delle punte sulle nocche. Continuò a cercare fino a che non trovò anche la sua enorme armatura che sembrava studiata più per attaccare che come strumento di difesa.
Jago intanto non trovava la sua spada in mezzo alle altre. Oramai rassegnato gli cadde l’occhio nella zona dove erano accatastati mazzafrusti e altre armi del genere.
“Eccoti! Che diavolo ci fai li??” disse scattando verso quel lato della stanza.
Lo spadone che prese in mano era una spada che poteva risultare grossa anche per Gruum (che era alto 2 metri e 20 e lottava coi cinghiali a mani nude nei momenti di noia), praticamente senza guardia e con un’impugnatura rivestita in legno terminante in un pomello di metallo nero. La lama era decisamente lunga, larga, completamente nera e lucida: gli unici cambiamenti di colore erano dati dai riflessi del sole che entrava dalle finestre della stanza.
Mentre il proprietario stava contemplando il suo tesoro ritrovato e Alila si intascava una piccola lama e cercava frecce si senti un botto assurdo seguido da rumore di metalli che cadono.
Si girarono entrambi, uno con lo spadone pronto a combattere e l’altra con la freccia incoccata, per vedere Gruum che aveva appena fatto decollare contro delle armi una delle 6 guardie che erano appena entrate nella stanza.
Senza dare tempo alle guardie di dare la notizia del ritrovamento dei fuggitivi Alila ne colpì due al volo e Jago ne lasciò a terra altrettanti con un unico colpo orizzontale della sua lama.
L’ultima guardia rimasta fece per darsi alla fuga, ma Gruum la prese per la collottola e la alzò da terra guardandola in cagnesco.
“Bhe? Dove vuoi andare, bestia?”
Detto questo la lanciò contro un muro lasciandola svenuta.
“Direi che siamo a posto: cosa ne dite?” disse Jago
“No, c’è ancora una faccenda che devo mettere a posto col duca…” disse Alila incamminandosi da dove erano arrivati con l’arco ancora in mano.
I due rimasti nel deposito si guardarono e scossero le spalle seguedola e pulendo le armi.




3: Il Motivo

“Scusami Alila: ma si può sapere che ci devi fare dal Duca?” Jago seguiva Alila per i corridoi mentre l’elfa cercava il Duca: “Stiamo girando il castello da tempo, ma non lo abbiamo ancora trovato nessun Duca… al massimo qualche guardia incazzosa. Potresti dirci, per favore, a che ti serve parlare col Duca?”
“Ti interessa così tanto?” Alila continua spedita per i vicoli del castello, Jago quasi faticava a starle dietro… Gruum dal canto suo continuava a seguirli senza aprir bocca.
Jago: “Sì, mi interessa molto”
Alila: “Bene, e sia: il Duca da tempo ha messo gli occhi sulla foresta dove c’è il mio villaggio perchè è piena di materie prime. Ha fatto un’offerta per tutta l’area, ma noi insieme agli altri villaggi elfici ovviamente l’abbiamo rifiutata… Per tutta risposta ora ha minacciato di attaccare la foresta con tutto il suo esercito. È incredibile a cosa può arrivare la gente per riuscire ad assecondare i propri interessi… Io comunque sono stata mandata qui per tentare la via diplomatica con questo essere, anche se dubito che servirà a granche”
Jago continuando a camminare pensava che tutto ciò fosse assurdo… com’è possibile che solo per delle materie prime un uomo riuscisse ad arrivare a tanto? Qualcosa gli sfuggiva, ne era sicuro…
“Siete sicuri che è solo per le materie prime tutto questo interessamento al bosco? Non c’era niente di anomalo nelle sue richieste?”
Alila: “Si, è solo per quello: non vedo perchè dovrebbe interessarsi così a una semplicissima foresta sennò… anche se effettivamente nelle richieste sembrava più interessato a una zona a nord del mio villaggio, molto difficile da penetrare. Probabilmente è convinto che li ci siano molte più materie che in altri posti, ma non capisco cosa glielo faccia pensare”
Girarono l’angolo e Jago colpi violentemente con il manico della spada una guardia che si era appostata dietro al muro.
Alila lo guardò stupita: “ma scusa: come facevi a sapere che fosse li?”
“Sesto senso” tagliò corto Jago mentre tirava fuori da una tasca del soldato un piccolo sacchetto con qualche danaro: “Questi potrebbero servirci in futuro: qualcosa mi dice che questa faccenda è più complicata di quanto sembri, meglio attrezzarsi per un viaggio che potrebbe essere pericoloso”
Gruum a questa affermazione si grattò il mento, ma non disse nulla come al solito.
Alila invece guardava il guerriero come se lui le nascondesse qualcosa: come sapeva che dietro a quell’angolo c’era una guardia? E perchè si stava attrezzando per un viaggio così improbabile?
Continuando a camminare notò che anche Gruum faceva rifornimenti a ogni guardia abbattuta… in oltre il mezzorco aveva l’espressione di chi era venuto a capo di un enigma: quei due sapevano più di quanto volessero far credere o, comunque, avevano capito qualcosa che a lei era sfuggito.
Dopo poco si trovarono davanti a un atrio molto ampio, con un tappeto rosso bordato di azzurro e delle colonne ai lati dai dettagli estremamente curati. Dentro però c’erano altri soldati che facevano la guardia a un portone di legno rossastro con delle decorazioni in metallo che raffiguravano due draghi che si attorcigliavano dove le due parti del portone si univano.
“Mannaggia: altri soldati…” disse Alila incoccando la freccia.
“No, ferma: fino a qui è stato troppo semplice… qualcosa non mi torna” Jago non era sicuro di quella situazione: le guardie erano solo 4 e sarebbe stato davvero troppo semplice sopraffarle… senza contare che la notizia dell’evasione di tre prigionieri non poteva non essere già arrivata al Duca. Quattro guardie erano decisamente poche.
“Jago ha ragione: sembra che ci stessero aspettando… purtroppo per noi questi ragionamenti potevamo farli prima, oramai ci han visti se non ve ne siete accorti -.-” disse Gruum scrocchiando le nocche dentro ai guantoni ferrati.
Jago: “E sia, oramai ci tocca”
Alila: “Allora potevi farmi scoccare la freccia al volo, no? -.-’ ”
Jago: “Non ci avevo pensato”
Jago scattò così in avanti con lo spadone stretto nelle due mani e Gruum al suo fianco sinistro con i pugni serrati. Alila da dietro scoccò la freccia per colpire una delle guardie centrandola al petto.
Appena il soldato fu colpito spuntarono da due porte laterali nascoste una ventina di guardie prendendo ai lati l’uomo e il mezzorco.
Velocissimo Jago rifilò un colpo a due soldati sulla sua destra lasciandoli a terra e subito riassunse la posizione di guardia per parare qualche attacco del simpatico gruppetto armato.
Gruum al suo fianco menava cazzotti senza tanti complimenti a chiunque si avvicinasse, tanto che i soldati erano rimasti basiti dalla facilità con cui quel colosso facesse decollare tutta quella gente, e in meno di un minuto metà delle guardie dal lato del mezzorco erano appese ai muri come dei quadri. Alila, nel frattempo, riuscì tempestivamente a fermare un soldato che stava per attaccare Jago sul fianco lasciandolo a terra esanime.
“Bella mira elfa”
“Grazie Jago”
In breve tempo tutte le guardie furono sistemate senza che il gruppo di fuggitivi riportasse ferite pesanti: solo qualche taglio, ma nulla di più.
“Ma il cornutone come faceva a sapere che saremmo venuti qui?” si chiese perplesso Jago tra se e se.
“Penso sia ovvio: sapeva che io ero stata mandata qui dagli elfi e mi ha fatta imprigionare per evitare di incontrarmi usando come pretesto il fatto che abbia curato Gruum dopo la rissa. Ovviamente ha saputo della nostra evasione e si aspettava una mia visita.” Disse Alila mentre raccattava le frecce dai cadaveri.
Gruum sospirò: “Bhe, ci è andata bene… tre combattenti del dio capaci di sbaragliare tutte le guardie di un castello messi nella stessa cella… un bel culo essere protagonisti di un racconto così prevedibile”
L’elfa e l’umano lo guardarono storto: “Scusa? Che diamine stai dicendo?”
“Nulla nulla, state tranquilli: non è nulla che voi dobbiate sapere” e così dicendo si avvicinò alla porta.
“Signorina: preferisce entrare prima o dopo di noi?” Chiese Gruum prendendo la rincorsa.




4: Lin

“Che noia, che tedio, che noia”
Il Duca guardava annoiato due spadaccini che si stavano affrontando per suo diletto: “È il terzo duello oggi: sempre la stessa storia…” disse pigiando un bottone sul trono dove era seduto. Sotto aglis padaccini si aprì un’enorme botola ed entrambi volarono nel pozzo perdendo la presa delle loro armi, che rimasero a mezzaria per qualche istante per poi seguire i loro proprietari.
Nel buco risuonò un “VAFFANC**OOOOOOO!!!” e subito dopo si udì un tonfo. La botola si chiuse con uno scatto. “Chissà i tre prigionieri a che punto saranno… ormai le guardie li avranno presi” chiese a nessuno in particolare.
La stanza dove stava era un’ambiente ampio, sulle pareti erano affissi ritratti degli antenati della casata del duca, ognuno nella sua pesante cornice di legno lavorato. La maggior parte delle cornici erano identiche: avevano intagliate delle squame su tutti i lati, mentre sul lato in alto e quello in basso erano raffigurate rispettivamente la testa di un drago e la coda dello stesso. L’unica cornice diversa era quella che accoglieva un ritratto più grosso degli altri, posto sopra alla porta che dava sul salone, sulla parete in fronte al trono: il ritratto del fondatore della casata.
A terra, su un pavimento di marmo bianco, c’era un tappeto rosso e azzurro (come quello del salone) che andava verso il trono e da cui partivano altri due rami che portavano alle due porte laterali. Dietro al trono (che era posto su una piccola scalinata di legno pregiato che faceva da rialzo) c’erano una libreria che occupava tutta la parete e vari candelabri posti davanti ad essa.
Non c’erano le colonne che c’erano nel salone, sulla loro linea erano posti dei tavoli e delle sedie di legno dove si mettevano le persone a cui il duca dava udienza.
Il Duca schiacciò un altro tasto sul suo trono e dalla porta a destra di esso entrò un essere alto non più di 90 centimetri, con due mani esili munite di quattro corte dita, vestito con una piccola tunica dall’aria vecchia e con in mano un semplice bastone lungo poco più di un metro. La piccola testa era coperta dal cappuccio del misero indumento e da esso spuntava solo il lungo naso a punta. A parte il colore verdastro della pelle delle mani non era visibile altro.
“Che ci fa tu qui? Io ho chiamato Korko, non te” Chiese al volo il Duca.
“Mi spiace, ma Korko non c’è. È andato a caccia” rispose l’esserino.
D: “Caccia??? E CHI GLI HA DATO IL PERMESSO??”
E: “Lei stamattina, signore.”
D: “Ah… è vero… me ne ero dimenticato. Ha lasciato a te il compito di riferire la situazione nel castello se ricordo bene… giusto?”
E: “sì, signore”
D: “E allora? Avete preso i tre fuggitivi?”
E: “No, signore. Anche se chiamarli fuggitivi non ha senso, perchè con tutta probabilità stanno venendo qui”
D: “Qui?? E che ci devono fare qui??”
E: “Bhe, mi pare ovvio. L’elfa proviene dalla zona che voi avete minacciato ed era venuta per parlarvi quando l’avete inprigionata con una scusa assurda”
D: “Un elfa? Seriamente veniva da li?? Perchè non mi ha detto niente nessuno??”
E: “Veramente lei ha dato l’ordine di rinchiuderla”
D: “Si, ma che ne sapevo io? Chiunque aiuti chi ha combattuto contro le mie forze armate finisce in prigione: è la legge!”
*STUMPH!* l’esserino si ribaltò sul posto
“Vuole dire che l’ha imprigionata per sbaglio?” disse appoggiandosi sul bastone per rialzarsi.
Nel cadere il cappuccio gli era scivolato sulle spalle. Ora si poteva vedere distintamente tutta la testa: Aveva dei corti e folti capelli verdi, delle lunghe orecchie a punta simili a quelle di un gatto ai lati della testa, e un viso tondo. Gli occhi erano grossi e di colore marrone scuro in mezzo a cui spuntava il lungo naso. Era uno gnomo.
“Bhe… diciamo di sì, però se avessi saputo chi fosse l’avrei fatto lo stesso” rispose il Duca grattandosi la nuca.
<che uomo inutile… non fossi obbligato con la forza a starmene qui lo pianterei al volo -.-> pensò lo gnomo: “Comunque, signore, abbiamo preparato un’imboscata nel salone fuori da questa stanza: ci sono più di 20 uomini ad aspettarli” disse mentre si dava qualche pacca sul vestito per rimetterlo a posto dopo la caduta.
“Perfetto Lin, li prenderemo di sicuro” Sogghignò il Duca
“Grazie” disse Lin dando un colpetto in terra col bastone. Immediatamente dalla punta del bastone partì un piccolo razzettò che si colpì il soffitto esplodendo in tante scintille colorate.
L: “Ooooops…”
D: “Stai più attento! Lo sai che sei un incapace con la magia, maneggia più delicatamente quel bastone!”
L: “Ma io non l’ho fatto app…”
In quel momento il portone che dava sul salone si scardinò e le due parti della porta volarono ai lati della stanza demolendo i tavoli. Per lo spavento Lin decollò come il razzetto di prima e il Duca si cappottò con tutto il trono (che pesava quanto una nostra utilitaria).
La polvere si diradò in fretta e tre figure avanzarono spavalde tra i rimasugli del portone.
“Che entrata figa! Mi piace! Ma se riesci a sfondare così i portoni perchè non hai fatto lo stesso con la porta della cella senza aspettare due giorni?” chiese Jago.
Il mezzorco scosse le spalle e rispose: “Mi pareva più divertente”
J: “Ma abbiamo perso tempo prezioso!!”
G: “Che ti importa: qui ci siamo arrivati no?”
Smisero di parlare quando sentirono un tonfo. Lin era caduto dal soffitto e si stava rialzando massaggiandosi la schiena. Intanto la testa del Duca fece capolino da dietro il trono rovesciato.
“Lin??” disse Jago guardandolo incredulo
Lin alzò lo sguardo e quando vide l’interlocutore sobbalzò
“Signorino Jago?! È lei quello che ha affettato il lupo del Duca??”
Alila li guardò spaesata…




5: La Leggenda

Lin era in piedi davanti a Jago e lo fissava incredulo:
Lin: “È davvero lei quello che ha tagliato il cane del Duca??”
Jago: “No, per finta -.-”
L: “Sfotta, sfotta: intanto si è cacciato in un bel guaio, sa? Come pensa di uscire da questo castello?”
Alila continuava a guardare i due dialogare senza riuscire a capire, dal canto suo Gruum prese a sfogliare qualche libro della libreria dietro al trono.
J: “Tranquillo che un modo lo si trova, però ora Alila deve parlare col Duca. Dov’è?”
L: “Si è ribaltato dal trono: è lì” disse indicando il trono rovesciato.
“È questo?” chiese Gruum prendendo per la collottola il Duca senza smettere di leggere il libro che aveva in mano.
“Sì sì, è lui. Chiedete pure quello che volete” disse Lin.
Il Duca cominciò a sbracciarsi per liberarsi dalla presa di Gruum e ad urlare verso Lin: “TRADIMENTO! TU, MISERO ESSERINO SCHIFOSO! TI SEI FINTO UN MIO FEDELE SERVITORE PER ANNI E ORA MI PUGNALI ALLE SPALLE!! MALEDETTO!!”
L: “Guardi, veramente mi aveva ridotto in schiavitù 3 anni fa: io non la definirei fedeltà… -.-”
Un corvo passò in volo dietro ai personaggi lasciando una fila di puntini dietro a se…
Alila fu la prima a riprendersi dalla figura del Duca: “Allora, veniamo al dunque: lei deve evitare di attaccare la mia foresta; non le daremo mai quei territori”
Il Duca scoppiò a ridere e a sgambettare ancora a mezz’aria: “Scusascusascusa?? Vuoi ripetere?? Tu dai ordini a me?” Per tutta risposta Gruum lo lanciò sulla libreria, sempre senza staccare gli occhi dal tomo aperto nella sua manona. Fatto questo girò pagina.
“Ma sei fuori? Potevo farmi male!!!” Disse il Duca riemergendo dal cumulo di libri che erano caduti a seguito dell’impatto: “Meno male che erano libri!”
“La prossima volta ti lanciamo nell’armeria se non accetti le condizioni di Alila” rispose Jago giocherellando a terra con la punta della spada. Il Duca deglutì.
“Bene, cosa volete?” chiese infine
“Ma allora sei pirla: te lo ha detto prima!” Rispose nuovamente Jago: “non fare lo gnorri!” e così dicendo fece scattare la spada in sua direzione. Un ciuffo di capelli del duca si staccò dal lato della testa, Jago sogghignava con lo spadone ancora alzato con una mano sola.
D: “Ma come…”
J: “Non ha importanza, quello che importa ora è che tu ascolti Alila senza provare giochini strani”
D: “Ma tu sei a metri di distanza… come hai…”
J: “Ti ho detto che non è importante. Alila: vai”
Alila prese la parola facendo finta di non aver visto nulla: “Penso tu abbia capito che ci sia poco da fare, ti conviene darmi retta e ritirare la truppe”
Il Duca la guardò: era seria, ma lui non poteva nulla. “Mi spiace, ma non dipende da me tutto ciò”
A: “Scusa?”
CRACK…. FRUSH
………….
J: “Per Vorvel, Gruum: vuoi girare la pagine facendo meno casino??”
G: “Non è colpa mia: questo Tomo è molto vecchio e le pagine si sono incollate le une alle altre…”
Lin si arrampicò sulle spalle nel mezzorco e tentò di dare uno sguardo al libro: “Che legge signor mezzorco?”
G: “Chiamami Gruum. Questa è una raccolta di leggende: la parte che mi serviva comunque l’ho già trovata.” e così dicendo chiuse il libro appoggiandolo a terra vicino agli altri. Mentre si piegava Lin si cappottò in avanti.
L: “La prossima volta la pregherei di non piegarsi così bruscamente…”
G: “Scusami”
Alila guardò Gruum: “Che ti serviva esattamente?”
G: “Nulla: dovevo avere la sicurezza di una cosa…”
Alila strinse i pugni…
G: “Tranquilla: non è nulla di catastrofico…”
Alila a quel punto sbottò: “Ma perchè non volete dirmi nulla?? È la foresta del mio popolo ad essere in pericolo! Il futuro della mia gente!!! È da quando siamo usciti dalla cella che vi comportate in maniera strana, voi sapete cose che io non conosco, VOI MI DOVETE DELLE SPIEGAZ…”
Jago la interruppe: “Hai ragione: è giusto che sappia anche tu. C’è una diceria popolare che da tempo gira per queste terre. Parla di un grande potere distruttivo racchiuso un uno scrigno di pietra. Si narra che questo potere discenda direttamente da Omnia…”
“Il dio principale, colui che ha creato Vorvel e Levrov all’alba dei tempi affidando il compito di creare al primo e quello di distruggere al secondo” aggiunse Gruum.
A, L & J: “Guarda che la conosciamo la storia delle nostre religioni…”
G: “Voi sì, ma i lettori a casa no”
Un enorme punto di domanda cadde in mezzo alla combriccola.
J: “Vabbe, continuo: Omnia ha deciso di raccogliere questo potere puro e di sigillarlo in questo scrigno semplicemente per fare in modo che una parte di se potesse monitorare il mondo che Vorvel ha creato. Più che per monitorare direttamente però sarebbe stato più come un “Pronto soccorso” dell’universo nella remota possibilità che il mondo rischiasse il collasso. Questo scrigno è sigillato con tre sigilli, sigilli di cui non si conosce la forma, malgrado si conoscano vagamente le posizioni in quanto esse son tramandate nella leggenda. Inizialmente i sigilli erano custoditi da tre persone di razza diversa: un nano, un elfo e un marino. Essi erano a conoscenza dello scopo di tale scrigno ed infatti erano quelli che avrebbero dovuto riunire i sigilli in caso di distruzione prossima del creato. Tale distruzione non c’è mai stata, e i sigilli furono passati di generazione in generazione, fino ad arrivare al nostro tempo.”
Jago si fermò per dare tempo ad Alila di capire bene la faccenda fino a quando lei chiese: “E che centra con tutto questo?”
Gruum rispose per Jago: “Semplice, il posto dove si trova lo scrigno è quella famosa parte settentrionale della foresta a cui il signor Duca è tanto interessato”
Jago menò un colpo verticale della propria spada dietro di se, in tempo per bloccare l’arma che il Duca stava tentando di raccogliere di soppiatto in mezzo ai libri: “Ti vedo sai?” Disse con un sorriso perfido al Duca.
Di par suo il Duca tornò nel punto dove era prima e fece finta di nulla, ma quella discussione lo inquietava… sapevano già troppo.
Alila cominciava a capire… ecco perchè voleva quella zona, ecco perchè quel posto…
A: “Volete dirmi che il Duca vuole sprigionare il potere di Omnia e usarlo per i propri fini?”
Gruum rispose ancora: “No, non lo userebbe per lui. Lui è di certo stato incaricato da qualcuno di recuperare quello scrigno, qualcuno che conosce bene questa leggenda e che è veramente interessato a un potere così vasto. Qualcuno come il principe di Nerien, sbaglio signor Duca?”
Il Duca non parve sorpreso da questa conclusione: “Bhe, ci siete arrivati allora. Quando lo hai capito?”
G: “Da quando Alila mi ha parlato della sua richiesta: tu non hai abbastanza interessi per smuovere così tante forze per uno scrigno che non potresti nemmeno aprire, il principe di Nerien sì invece. Lui è il capo dello schieramento degli umani, sostanzialmente la persona con più potere su questo mondo, al pari solo del capo delle forze demoniache, cioè di Ifnich, il demone maestro, ed è proprio per sovrastarlo e per evitare che egli venga in possesso di tale potere che si sta muovendo.”
D: “Sei intelligiente per essere un mezzorco”
“Quindi questo vuole dire che si servirà del potere di Omnia per impadronirsi del creato?” chiese Lin pensoso.
Jago diede subito la risposta: “Diciamo di sì, sempre che riesca a impadronirsi dei tre sigilli”
Alila era visibilmente preoccupata… possibile che nessun elfo sapesse di tutto questo?
A: “E questi sigilli son già in mano sua?”
J: “No, non penso: sarebbe andato direttamente li sennò, poco gli cambierebbe dove disigillare lo scrigno. Penso piuttosto che preferisca tenerselo per evitare che il suo nemico riesca ad ottenere poteri anche se avesse i sigilli.”
A: “E dove sono ora?”
J: “Bhe, quello Nanico è custodito dal Nurum, titolo che viene dato all’alchimista più abile del popolo, e che viene passato alla morte del vecchio Nurum mentre quello Marino si dice sia nel mare meridionale custodito dall’esercito del popolo Marino.”
A: “E quelo elfico?”
Stavolta rispose Gruum: “Di quello Elfico si persero le tracce circa un’ottantina di anni fa”
Il Duca entrò quindi nella discussione: “Mi spiace, ma c’è poco da fare: il signore di Nerien si sta già muovendo per recuperare i sigilli, una volta trovatila razza umana dominerà il mondo!”
J: “Tutte cazzate, non glielo permetterò! Dovrà passare sul mi cadavere prima di riuscire a assoggettare l’intero mondo sotto il suo volere, e ciò vale anche per il caro demone delle mie ghette!”
A: “Di pure sui nostri cadaveri”
G: “Conta anche su di me”
L: “Bhe, ci sono anch’io!”
Il Duca se la rideva beatamente rotolando per terra: “IN QUATTRO! Volete mettervi in 4 contro i due eserciti più potenti di sempre!!! Mi fate morire! Ahahah!”
La spada di Jago calò sulla gola del Duca fermandosi a 1 millimetro da essa: “Sei fortunato che son buono e che siamo di fretta: Gruum, pensi di poterlo immobilizzare?”
G: “Certo”
J: “Ok, fallo allora”
Gruum prese di peso la libreria e la tirò addosso al duca che rimase svenuto per al mazzata.
Lin: “Ma è sempre così fine?”
J: “Fidati che da quel poco che lo conosco ha già fatto di peggio… -.-”
I quattro si incamminarono verso l’uscita.




...to be continued...















Posted by: Stima
 
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